© Emons Verlag GmbH // 2016
Tutti i diritti riservati
Testi/Testo: Sabine Gruber e Peter Eickhoff
Fotografie: © Sabine Gruber e Peter Eickhoff
Titolo dell’opera originale: 111 Orte in Südtirol, die man gesehen haben muss
Traduzione dal tedesco: Giovanna Ianeselli
Progetto grafico: Emons Verlag
Informazioni di base sulle mappe: Openstreetmap, © Openstreet Map-participants, ODbL
ISBN 978-3-96041-031-7
Questo ebook è basato sull’edizione italiana pubblicata da Emons Verlag
Scopri altri luoghi interessanti sul sito www.emonsedizioni.it
Premessa
1_L’osteria Schenk | Appiano / Frangarto
Il ritrovo dei bombaroli
2_La casa del santo | Badia / Oies
Vorrei essere un cinese
3_Il Café Maschin | Bolzano
Aroma e vapore
4_Il campo di transito | Bolzano
Una dolorosa stazione intermedia
5_Il Cavallino bianco | Bolzano
L’anima culinaria di Bolzano
6_Il conservatorio | Bolzano
Finestre concertanti
7_Il Filmclub | Bolzano
Merce di contrabbando
8_La floricoltura Schullian | Bolzano
Arte in fiore
9_La Fränzi | Bolzano
Con l’aiuto di Dio
10_Il fregio di Mussolini | Bolzano
“Credere, obbedire, combattere”
11_Laurin Bar | Bolzano
Shakerato e servito
12_Il monumento a Walther | Bolzano
Il cantore errante
13_Museion | Bolzano
Un museo che crea scompiglio
14_L’Officina del gelo Avalon | Bolzano
La dolce isola dei beati
15_Piazza delle Erbe | Bolzano
L’oste con la forchetta
16_I prati del Talvera | Bolzano
Verde verdissimo
17_Le Semirurali | Bolzano
Orti urbani
18_La stanza di Garello | Bolzano
Set cinematografico a Castel Roncolo
19_Sudwerk | Bolzano
Vita da bohémien
20_L’ultimo bordello | Bolzano
Di nuovo sulla strada
21_La vetrina dei costumi | Bolzano
Dall’album di famiglia
22_La pietra | Bolzano / Castel Firmiano
“Via da Trento!”
23_La torre panoramica | Bolzano / Colle
E all’improvviso una rivelazione
24_Il lago di Braies | Braies
La porta della regina
25_Il cippo di confine | Brennero
Sgradevoli sensazioni
26_L’Accademia Cusanus | Bressanone
Moderna architettura locale
27_Anreiterkeller | Bressanone
Fuori dal coro
28_La casa di Havlíček | Bressanone
Nostalgia della Boemia
29_L’ex cinema Astra | Bressanone
Uno spazio artistico senza confini
30_Hotel Elephant | Bressanone
Un’apparizione colossale
31_Il silo artistico | Bressanone
Senza inizio né fine
32_L’atelier Moessmer | Brunico
Sul filo dell’arte
33_Kapuzinerwastl | Brunico
Il busto della discordia
34_Gasthof Oberraut | Brunico / Ameto
Cucinare è un’arte
35_La meridiana | Brunico / Teodone
Il tempo in gonna a pieghe
36_Drescher Keller | Caldaro Al Lago
Un erede del Palladio
37_La tenuta Manincor | Caldaro Al Lago
Mano sul cuore
38_Il punto della caduta | Castelbello / Ciardes
Il suo unico passo falso
39_La roggia di Ciardes-Senales | Castelbello / Ciardes
Vene d’acqua
40_Il maso Lafogl | Castelrotto / Sant’Osvaldo
Il canederlo è sempre tondo
41_Le rovine di Castelvecchio | Castelrotto / Siusi Allo Sciliar
La residenza del ribelle
42_La Miil del Kränzelhof | Cermes
Un’opera d’arte totale
43_La pietra di Dürer | Chiusa
Essere dove Dürer fu
44_Il laghetto di Fiè | Fiè Allo Sciliar
La terra dell’anima
45_Il forte di Fortezza | Fortezza
L’oro nel bunker
46_Il ristorante Pitzock | Funes
Una cucina “di razza”
47_La piscina naturale | Gargazzone
Un tuffo nella seta
48_L’albero di pera Pala | Glorenza
Il frutto degli zar
49_La distilleria Puni | Glorenza
Skal! Cheers! Prost! Santè! Cin cin! Salud!
50_L’albergo Zur Krone | Laion
L’unione fa la forza
51_Il castagno | Laion / Albion
Abbracci impossibili
52_Il museo di frutticoltura | Lana
Storie agrarie
53_Le tombe dei Sinti | Lana
Morti viventi
54_Il lastricato | Lasa
“L’oro bianco”
55_Il lago di Favogna | Magrè
Come in uno specchio
56_Stroossnkuch | Malles Venosta
Würstel e cultura
57_Fürstenburg | Malles Venosta / Burgusio
Stube gotiche
58_L’Aquila d’oro | Malles Venosta / Clusio
Sorprese culinarie venostane
59_Kornkammer | Malles Venosta/ Piavenna
Il granaio del Tirolo
60_Hotel Paradiso | Martello
Un “estraneo” nel paesaggio alpino
61_Il cimitero ebraico | Merano
Padri fondatori
62_La Fondazione Borodine | Merano
Una colonia russa
63_L’ippodromo | Merano
Al galoppo!
64_Merano Arte | Merano
Il contemporaneo a un palmo dal naso
65_Offizin S. | Merano
Lettera dopo lettera
66_Il Sissi | Merano
Hall of Fame
67_Wandelhalle | Merano
Aria di mondo sulla Passeggiata d’Inverno
68_La MeBo | Merano e Bolzano
Superstrada
69_Il maso Thaler | Montagna / Gleno
Un ardente “patriota”
70_Il bunker Mooseum | Moso in Passiria
Nello sbarramento fortificato
71_La strada del Rombo | Moso in Passiria
Un set per Hitchcock
72_Il polo di San Procolo | Naturno
Che occhi grandi!
73_Grand Hotel Carezza | Nova Levante
Un salto di carriera
74_La chiesa di Sant’Elena | Nova Ponente
Repertori veronesi
75_La croce di Weißensteiner | Nova Ponente / Monte San Pietro
Improvvisamente sano
76_La casa di pietra | Nova Ponente / Ponte Nova di Sotto
Passato, presente e futuro
77_AUR-ORA | Ora
Una stazione fa cultura
78_Castelfeder | Ora
Non senza mia figlia
79_L’archivio Trenker | Ortisei
L’imperatore della val Gardena
80_Il pendio del Ronc | Ortisei
Prodigi in pista
81_Il museo delle macchine da scrivere | Parcines
Genio senza fortuna
82_La gola di Stanghe | Racines / Stanghe
Una fragorosa massa d’acqua
83_Hotel Bemelmans | Renon / Collalbo
Freud e suocera
84_Maria Assunta | Renon / Maria Assunta
Quelli lassù
85_La Chiusa di Salorno | Salorno
Oh, du mein Heimatland
86_La stazione a monte | San Genesio
Franz Held e la biblioteca scomparsa
87_L’acero montano | San Genesio / Valas
Sotto un cielo verde
88_La scuola pluriclasse | San Genesio / Valas
Un poeta come maestro
89_La cappella commemorativa | San Leonardo in Passiria
Santi inventati
90_Il Museum Ladin | San Martino in Badia
Lingua e cultura
91_Il passo delle Erbe | San Martino in Badia
Una base ideale
92_L’idillio di Valdurna | Sarentino
Piccolo è bello
93_Tublà da Nives | Selva di Val Gardena
Nella serra
94_Il maso Marchegg | Senales / Maso Corto
Uno scenario da Oscar
95_Il rifugio Payer | Stelvio / Solda
Ultima fermata
96_L’obelisco di Pichler | Stelvio / Trafoi
Alla fine del mondo
97_Il monumento ai caduti | Termeno
Il lato “nobile” del sodato
98_La pista per birilli | Tesimo / Grissiano
Giochi proibiti
99_La collina di Sant’Ippolito | Tesimo / Narano
Attenzione ai temporali!
100_Il Versoaln | Tesimo / Prissiano
Un vitigno antichissimo
101_Castel Tirolo | Tirolo
Gli eredi della duchessa
102_La stanza di Pound | Tirolo
Il poeta e la sua ombra
103_Bagni di Mezzo | Ultimo / San Pancrazio
Le acque dell’amore
104_Il campo di papaveri | Ultimo / Santa Valburga
Un ingrediente per sognare
105_La via dei Tauri | Valle Aurina/Casere
Un passaggio per Genova
106_La torre dei Turchi | Varna
Sotto la mezzaluna
107_Knottnkino | Verano
Cinema ad alta quota
108_La casa Wassermann | Villabassa
Il tempo ritrovato
109_Il cimitero | VILLANDRO
Uno sguardo indietro rivolto al futuro
110_La Casa del Giudizio Minerario | Vipiteno
Una caccia al tesoro sorvegliata
111_La tomba di Alex Langer | Vipiteno / Telves
Una terra senza frontiere
Galleria
Cartine
111 luoghi dell’Alto Adige che devi proprio scoprire
Sabine Gruber e Peter Eickhoff
emons: Verlag
Si può intuire perché Albrecht Dürer scelse proprio Chiusa, la cittadina degli artisti, in Alto Adige, come sfondo per la sua famosa incisione la Grande Fortuna. È probabile che abbia vissuto qui, mentre era di passaggio, un momento felice. Anche i viaggiatori di oggi condividono le stesse sensazioni, e i locali non possono che essere d’accordo: sul versante meridionale delle Alpi, l’Alto Adige è il più straordinario di tutti i paesi alpini anelati dalla Sehnsucht romantica. Per arrivare a descrivere le sue molteplici sfaccettature, bisogna proprio ricorrere all’enfasi e all’iperbole: in quale altro posto si può stare seduti sotto le palme e guardare montagne innevate?
Accanto a eleganti hotel wellness, romantiche pensioni con prima colazione, parate di Schützen, feste campestri e processioni si è però affermato ormai da tempo anche un altro Alto Adige, poliglotta e multiculturale, che trae vantaggio dalla propria posizione geografica e dagli influssi delle tradizioni nord e sudeuropee, ed è capace di considerare criticamente la propria eredità culturale.
Aria di Montagna e aria di mondo producono un’interessante mescolanza, anche in questo libro.
Dove ruppe gli ultimi tabù Sigmund Freud? Dove Leni Riefenstahl si tuffò nell’acqua gelida diventando famosa? E sopra quale convento sventola ancora oggi la mezzaluna?
Chi vuole sapere in quale osteria si incontravano i bombaroli sudtirolesi, dove i nazisti nascosero il proprio oro, dove un musicista free-jazz cucina würstel e dove vengono preparati i canederli migliori, nelle pagine seguenti troverà 111 luoghi che raccontano un Alto Adige diverso: enigmatico, misterioso, profondo. E naturalmente bello da togliere il fiato.
Il ritrovo dei bombaroli
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Il BAS, acronimo di Befreiungsausschuss Südtirol (letteralmente “Comitato per la liberazione del Sudtirolo”), è stato in più occasioni paragonato alle Brigate rosse o alla tedesca RAF. Dal 1956 al 1968 il movimento clandestino austriaco-sudtirolese compì una serie di attentati contro lo Stato italiano per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale “sulla situazione d’emergenza politico-identitaria e sociale” della minoranza di lingua tedesca.
Cofondatore e figura centrale del BAS è stato il commerciante Sepp Kerschbaumer (1913-1964), originario di Frangarto. A differenza di altri, era sì per l’autodeterminazione del Sudtirolo ma, in quanto cristiano convinto, era contrario agli atti terroristici che potevano costare vite umane. Kerschbaumer si incontrava spesso con i propri compagni di lotta nell’osteria Schenk.
Info
Indirizzo Via Sepp Kerschbaumer 8, 39057 Appiano | Mezzi pubblici Castelfirmiano (autobus 130) | Orari Mer-lun 9-21 | Un suggerimento Sulla via del Brennero, a nord di Ponte Gardena, nelle prime ore del mattino del 30 gennaio 1961 fu fatto saltare in aria il monumento equestre di Mussolini. Oggi soltanto un piedistallo vuoto accanto alla centrale elettrica ricorda ancora la statua fascista in lega d’alluminio, comunemente detta Alu-Duce.
Dato che le trattative per la soluzione del problema sudtirolese non avevano portato a misure concrete per il miglioramento dell’autonomia, egli progettò insieme ad altri, che la pensavano come lui, degli attentati dinamitardi che nell’estate del 1961 culminarono nella cosiddetta Notte dei fuochi. Furono fatti saltare in aria tralicci dell’alta tensione e monumenti; lo Stato italiano reagì con un potenziamento delle forze dell’ordine, con arresti, torture e detenzioni domiciliari. Kerschbaumer fu condannato a 15 anni e morì in cella per un infarto.
Responsabili dei sempre più sanguinosi attacchi dopo il 1962 furono soprattutto attivisti di estrema destra austriaci e tedeschi, i quali tentarono di sabotare l’accordo che si stava delineando tra Austria e Italia. Gli uomini del BAS si giocarono definitivamente la legittimazione morale di molti sudtirolesi negli anni tra il 1962 e il 1968, quando gli atti di violenza ebbero esiti mortali. Ancora oggi c’è disaccordo sull’utilità degli attentati. Per alcuni, i cosiddetti bombaroli rimarranno per sempre combattenti per la libertà, per altri, più prosaicamente, dei terroristi.
Nei dintorni
La pietra (0.73 km)
Il campo di transito (1.98 km)
Le Semirurali (2.27 km)
Il fregio di Mussolini (4.05 km)
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Vorrei essere un cinese
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Si potrebbe pensare che in tempi profani come i nostri non ci siano più santi, eccetto naturalmente quelli storici, la cui benevola assistenza in caso di tuoni e fulmini, di caduta massi e di mal di gola è stata ampiamente documentata. È quindi tanto più sorprendente il fatto che oggi invece nuovi santi spuntino come funghi.
Papa Giovanni Paolo II, di recente canonizzato a sua volta, li proclamava volentieri. Per avere un’idea più precisa di cosa questo voglia dire basta pensare che durante il suo pontificato, dal 1978 al 2005, il mondo cattolico ne ha acquisiti ben 482! Josef Frëinademetz è uno di loro. Nato nel 1852 nel paesino di Oies, in val Badia, nel 1875 fu ordinato sacerdote a Bressanone. Soltanto quattro anni dopo fu inviato in Cina insieme a un altro confratello della Casa missionaria di Steyl, nei Paesi Bassi, fondata da Arnold Janssen, anche lui proclamato santo. A posteriori non si può dire con certezza se fu Frëinademetz a convertire i cinesi o se invece furono i cinesi a convertire lui. In ogni caso verso la fine della sua vita sembrava nell’aspetto uno di loro, e “anche in cielo vorrei essere un cinese” pare sia stato il suo ultimo desiderio, espresso poco prima che arrivasse il momento di “andar su”, come lui stesso diceva. Il missionario morì nel 1908 durante un’epidemia di tifo.
Info
Indirizzo Oies 6, 39036 Badia | Mezzi pubblici Badia (autobus 460) | Orari Casa natale e cappella aperte tutto l’anno, lun-dom 8-20 | Un suggerimento Nel ristorante Maso Runch, piccolo e poco pretenzioso, si può trovare una cucina ladina molto gustosa. Località Runch 11, Badia.
Probabilmente già prima, ma di sicuro dopo la beatificazione, avvenuta nel 1975, la sua casa natale è divenuta meta di pellegrinaggio. Nella vecchia dimora contadina, risalente al XVIII secolo e oggi adibita a museo, si possono constatare con rispettosa ammirazione le condizioni di vita semplici e quasi minimaliste in cui Josef Frëinademetz è cresciuto. Quando si percorrono le stanze in cui ha vissuto da bambino (dalla Cina non fece più ritorno in patria) e si osservano nelle vetrine i pochi segni tangibili della sua esistenza, lo si può fare con la fiduciosa consapevolezza che il sacro (ne era convinto anche l’apostolo Paolo) abita ognuno di noi.
Nei dintorni
Il Museum Ladin (8.34 km)
Il passo delle Erbe (10.43 km)
Tublà da Nives (12.75 km)
Il lago di Braies (16.86 km)
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Aroma e vapore
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Il Café Maschin è anche dal punto di vista onomatopeico un omaggioalla macchina del caffè, a quel favoloso congegno, un tempoazionato dal vapore, la cui invenzione ha notevolmente contribuitoal miglioramento della vita quotidiana. La prima macchina per ilcaffè espresso fu presentata a Torino nel 1884 da Angelo Moriondodavanti a un pubblico entusiasta. In seguito Luigi Bezzera, DesiderioPavoni, Achille Gaggia e Giuseppe Cimbali perfezionarono il “cilindroverticale” di Moriondo, sempre ispirati dall’idea di tirare fuori ilmeglio dai chicchi. I loro numerosi brevetti hanno contribuito a far sìche al giorno d’oggi il mercato del caffè sia il più grande del mondodopo quello del petrolio.
Perché il chicco rilasci le proprie sostanze occorre una pressionedi 9 bar, che farebbe scoppiare qualsiasi pneumatico tradizionale. La temperatura non deve superare i novantatré gradi, altrimenti labevanda diventa amara. Florian Puff, che gestisce il Café Maschinda un quarto di secolo, utilizza esclusivamente Arabica tanto pregiataquanto costosa. Dalla sua Cimbali escono ogni giorno circa ottocentotazzine di caffè. Dotato di una straordinaria “memoria da barista”,Florian sa soddisfare tutte le richieste particolari dei suoi clienti fissi.Perché da quando nel 1624 a Venezia è stata aperta la prima bottegadel caffè, la bevanda più amata dagli italiani rappresenta una sortadi particolare atteggiamento filosofico nei confronti della vita, fattodi piccole accortezze, e che – come spesso accade – trova la propriaespressione in gustosi vezzi: con più latte o meno latte, con moltaschiuma o senza schiuma, bollente per un cliente, ma non troppocaldo per un altro, meno forte o così forte da “illuminare la realtàdelle cose con il lampo della verità”, come ebbe a dire lo storico franceseJules Michelet.
Info
Indirizzo Via Laurino 2, 39100 Bolzano | Mezzi pubblici Quasi tutti gli autobus fermano alla stazione ferroviaria, a circa 150 metri di distanza. | Orari Lun-ven 7-19:30, sab 7-13, dom chiuso | Un suggerimento Vale una visita la piccola pasticceria Karin, che si trova unpo’ nascosta in via dei Vanga, nel centro storico; qui fanno i migliori Kastanienherzen dellacittà, un tipico dolce sudtirolese preparato però soltanto in autunno.
Al Café Maschin, un bar molto classico e molto frequentato, sipossono incontrare ogni giorno attori e protagonisti della realtà bolzanina.
Nei dintorni
Laurin Bar (0.08 km)
Il monumento a Walther (0.13 km)
Il Filmclub (0.24 km)
L’ultimo bordello (0.24 km)
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Una dolorosa stazione intermedia
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Negli anni Sessanta del secolo scorso nell’area in cui un tempo sorgeva l’ex lager di via Resia furono costruiti alloggi per funzionari statali, con l’intenzione di far dimenticare la storia di questo luogo. Oggi a ricordare il campo è rimasto solo un tratto del muro perimetrale, posto sotto tutela dal Comune di Bolzano soltanto qualche anno fa.
Dall’estate del 1944 fino alla fine della guerra, nel 1945, vi furono rinchiusi oltre 11.000 detenuti di ventinove paesi. Molti di loro furono trasportati nei campi di concentramento di Mauthausen, Dachau, Flossenbürg, Auschwitz e Ravensbrück, altri impiegati nella fabbrica di cuscinetti a sfera all’interno della galleria del Virgolo o costretti a lavori stradali in val Sarentino; altri ancora dovettero trasbordare merci alla stazione di Maia Bassa o pulire gli hotel del corpo di guardia delle SS a Colle Isarco. Il lager di Bolzano era composto da due grandi baracche, rimesse abbandonate del genio militare; l’area era inoltre sorvegliata da fucilieri posizionati su torrette di legno. Secondo alcuni testimoni oculari nel settore femminile imperversava “la tigre”, Hildegard Lächert, che in precedenza era stata sorvegliante nel campo di concentramento di Majdanek. In quello maschile si contraddistinsero per sadismo e ferocia soprattutto i comandanti delle SS Otto Sain e Mischa Seifert; quest’ultimo alla fine della guerra riuscì a fuggire in Canada e fu condannato all’ergastolo solo nel 2000.
Info
Indirizzo Via Resia 80, 39100 Bolzano | Mezzi pubblici Via Resia (autobus 3) | Un suggerimento L’Archivio Storico della Città di Bolzano in via Portici 30 è la memoria storica e culturale di Bolzano e dell’Alto Adige; vi sono conservati importanti scritti e documenti prodotti in oltre 700 anni.
I detenuti erano prevalentemente partigiani, ebrei, Sinti e Rom, ma c’erano anche molti ostaggi, spesso donne, che in base alla cosiddetta “colpevolezza per associazione” erano detenuti al posto di un parente che i nazifascisti non riuscivano ad arrestare. I prigionieri di questo tipo erano sì in balia delle vessazioni e delle efferatezze dei sorveglianti, ma almeno il lager non era per loro una stazione intermedia verso l’annientamento. Solo un terzo degli uomini, delle donne e dei bambini deportati è sopravvissuto.
Nei dintorni
Le Semirurali (0.38 km)
La pietra (1.25 km)
L’osteria Schenk (1.98 km)
Il fregio di Mussolini (2.08 km)
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L’anima culinaria di Bolzano
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È l’ultima grande osteria popolare della città. In passato se ne contavano più di una dozzina. Inteso in senso positivo, al Cavallino bianco è rimasto più o meno tutto uguale perché il locale ha saputo resistere stoicamente ai continui tentativi di occupazione da parte di acquirenti e speculatori che, con estrema disinvoltura e senza alcun imbarazzo, gestiscono la svendita del centro storico. È anche uno degli ultimi luoghi dove provenienza e stato sociale non hanno alcun peso o giocano un ruolo solo molto secondario.
Dai turbolenti tempi di Andreas Hofer, quando i tirolesi lottavano per la libertà contro le truppe napoleoniche, le osterie in Alto Adige sono sempre state anche spazi politici, nei quali si analizzano le informazioni, si consolidano opinioni e si progettano iniziative di protesta. Sono punti d’incontro in cui si ascolta volentieri e si parla ancor più volentieri. E da cui si finisce per uscire più accorti e consapevoli di come si è entrati. Ognuno dice la sua su qualunque argomento, che si tratti degli intrighi di opportunisti politici o degli effetti dei cambiamenti climatici sull’umore generale. E davvero in gamba sono anche le cameriere, la cui disponibilità è superata solo dall’innato senso dell’umorismo: nonostante il carico di lavoro intenso e costante hanno sempre una parola di incoraggiamento o una battuta a doppio senso per i clienti abituali, mentre volano tra i tavoli con piatti stracolmi.
Info
Indirizzo Via dei Bottai 6, 39100 Bolzano | Mezzi pubblici Piazza Domenicani (autobus 7, 8, 10, 12, 14) | Orari Lun-ven 9-24, sab 10-15; pranzo 12-15, cena 18-22; in dicembre sempre aperto 9-24 | Un suggerimento Il ristorante Mercato, in via Macello 29, sembra uscito da un film neorealista.
Varcando la soglia del Cavallino bianco ci si sente subito a proprio agio e ci si immerge nell’anima altoatesina, per lo meno momentaneamente, per il tempo di un “quartino” e di una cotoletta. Davanti a canederli e crauti si assaporano ancora oggi nel modo migliore i piaceri della tradizione. La sala da pranzo con l’antico rivestimento in legno e le teste di cervo impagliate è la più bella, perché è autentica. Vi prendono posto soprattutto quelli che arrivano con largo anticipo e quelli che amano le atmosfere del passato e non si fanno influenzare dalle mode.
Nei dintorni
Sudwerk (0.07 km)
Il Filmclub (0.15 km)
L’ultimo bordello (0.21 km)
La Fränzi (0.26 km)
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Finestre concertanti
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Talvolta accade che i visitatori del chiostro dei domenicani si blocchino all’improvviso durante la contemplazione degli affreschi. Le note di musica classica, che risuonano all’esterno attraverso le finestre soprastanti, fanno loro dimenticare le raffigurazioni di Cristo e le leggende che hanno davanti.
Gli ex edifici conventuali che si aprono sul chiostro ospitano da oltre settant’anni il conservatorio di musica Claudio Monteverdi. L’istituto è diventato famoso oltre i confini provinciali negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando tra i suoi docenti annoverava il grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli. Il maestro è stato, insieme all’allora direttore Cesare Nordio, cofondatore e per alcuni anni giurato del Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni, istituito nel 1949. L’intenzione di Nordio era quella di creare con questo concorso un legame tra la cultura italiana e la cultura tedesca. Ferruccio Busoni, figlio di un virtuoso del clarinetto italiano e di una pianista di origine tedesca, era l’eponimo ideale, tanto più che all’età di dodici anni aveva già fatto scalpore come bambino prodigio nel Palazzo Mercantile di Bolzano.
Info
Indirizzo Piazza Domenicani 19, 39100 Bolzano | Mezzi pubblici Piazza Domenicani (autobus 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 10) | Orari Segreteria: lun-ven 10-13:30, mar-gio 14:30-16:30 | Un suggerimento Solo a qualche centinaio di metri di distanza, in via della Mostra 6, si trova la casa natale del compositore e teorico musicale tardoromantico Ludwig Thuille (1861-1907), amico di Richard Strauss.
Un altro bambino prodigio deve l’inizio della propria carriera al prestigioso concorso pianistico che ogni due anni attira in città gli amanti della musica classica per pianoforte: Martha Argerich. La pianista argentina vinse il Busoni nel 1957: un’impresa tutt’altro che facile con una giuria che ancora oggi è famosa per essere piuttosto restia ad assegnare il primo premio.
Per l’agitazione la concorrente aveva fumato una sigaretta dietro l’altra e a quanto si racconta i mozziconi che caddero dal coperchio anteriore del pianoforte le bucarono l’unico vestito da concerto che aveva. Trent’anni dopo – nel frattempo al conservatorio era stato introdotto il divieto di fumare – Claudio Abbado preparava al Monteverdi le sue due orchestre giovanili EUYO e GMJO per le tournée estive.
Nei dintorni
Piazza delle Erbe (0.21 km)
Museion (0.24 km)
Il monumento a Walther (0.28 km)
La vetrina dei costumi (0.3 km)
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Merce di contrabbando
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Sale cinematografiche che proiettano film di qualità in lingua tedesca non erano cosa ovvia in un territorio in cui dapprima aveva governato il fascismo e Poi per un lungo periodo di tempo, la cultura doveva coincidere con gli usi e costumi locali e la difesa della Heimat, e l’identità veniva intesa come elemento di distinzione dagli altri gruppi linguistici.
In epoca fascista le didascalie dei primi film muti italiani venivano ancora parzialmente tradotte in tedesco, ma con l’avvento del sonoro ciò non fu più possibile e si proiettarono esclusivamente pellicole in lingua italiana. La situazione mutò con l’occupazione della Wehrmacht: dall’autunno del 1943 sfarfallarono sugli schermi film di propaganda in lingua tedesca; negli anni Cinquanta fu la volta degli Heimatfilm e dei film d’amore, seguiti negli anni Sessanta dalle trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Karl May. Con l’introduzione dei programmi televisivi tedeschi e austriaci nel 1973, molti spettatori preferirono rimanere a casa: la grande moria dei cinema ebbe inizio. Ma la televisione non poteva soddisfare il desiderio di film di alto livello proiettati in pubblico.
Info
Indirizzo Via Dr. Josef Streiter 8d, 39100 Bolzano | Mezzi pubblici A 550 metri dalla stazione ferroviaria; percorrere via Laurin fino alla zona pedonale, continuare su via dei Grappoli, poi su via Bottai, quindi girare a sinistra in via Dr. Josef Streiter | Orari Proiezioni pomeridiane e serali | Un suggerimento Nell’attiguo Capitol Garden ci sono rinfrescanti aperitivi e snack, in caso di pioggia si può ripiegare nel bar bistrò Capitol Café al primo piano.
Nonostante complicate norme doganali e censorie, attraverso la cooperazione con istituzioni cinematografiche e culturali austriache e mediante un nuovo statuto associativo, a poco a poco si trovarono strade per una programmazione di notevole spessore. In passato, per eludere le severe norme sull’importazione dello Stato italiano, i pionieri del Filmclub fondato nel 1978 – tra i quali figura l’attuale responsabile della programmazione Martin Kaufmann – avevano fatto entrare clandestinamente film in lingua tedesca.
Oggi una moderna struttura dotata di tre sale garantisce una cultura cinematografica multilingue con oltre duecento proiezioni all’anno. Evento clou è Bolzano Cinema, un festival che dal 1987 presenta produzioni artistiche provenienti da Italia, Germania, Austria e Svizzera.
Nei dintorni
La Fränzi (0.13 km)
Il Cavallino bianco (0.15 km)
Il monumento a Walther (0.21 km)
Sudwerk (0.22 km)
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Arte in fiore
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Sulla strada che da Bolzano porta a Merano alcuni annaffiatoi rossi pendono da una recinzione metallica. Tutto ciò che nello spazio aperto al pubblico ha un aspetto artistico è frutto di un’idea di Martina Schullian, proprietaria della floricoltura e storica dell’arte. L’annaffiatoio è il logo dei 9.000 metri quadrati di esposizione dove non si trovano solo piante e fiori in vendita.
L’assenza di quadri nelle serre è imputabile esclusivamente all’elevata umidità dell’aria. Ma per fortuna ci sono altri ambiti artistici che, non essendo sensibili alle temperature, non temono il rischio di deformazioni.
Info
Indirizzo Via Merano 75a, 39100 Bolzano | Mezzi pubblici Via Merano (autobus 10A); Ospedale (autobus 8) | Orari Lun-ven 8-12:30 e 14-19, sab 8-12:30 e 14-18 | Un suggerimento Nelle immediate vicinanze della floricoltura si trova l’Enoteca Gandolfi, con un vastissimo assortimento di vini nazionali e internazionali.
Da molti anni Schullian, in collaborazione con la locale casa editrice Folio e altre istituzioni culturali, organizza reading, conferenze e concerti. Immersi in un paradiso floreale, autori come Olga Sedakova, Wolf Haas e Giancarlo De Cataldo hanno letto alcune pagine dei propri libri. Di tanto in tanto la letteratura si avvicina anche al mondo delle erbe!
Chi cerca la varietà di menta che prende il nome da un famoso americano perché proviene dal giardino del suo bar preferito all’Avana è nel posto giusto: qui troverà la mentha nemorosa, resistente al freddo, altrimenti detta menta Hemingway, che unita a rum, zucchero di canna, limetta e ghiaccio tritato serve a preparare il mojito, ma anche la menta Hugo, ingrediente dell’omonimo aperitivo originario dell’Alto Adige.
Martina Schullian ha cominciato presto a interessarsi della riscoperta di antiche varietà di ortaggi e delle più svariate erbe officinali, aromatiche e per infusi. Nel vasto assortimento solo le qualità di pomodori sono 30-40 e le erbe 170-180. Oltre al classico basilico genovese dal sapore dolce e pepato, ce ne sono altri tipi che odorano di cannella, limone o chiodi di garofano, e si ritrovano rare rose nobili come la Gloria Dei o la tea rampicante Gloire de Dijon – una gioia per gli occhi, e non solo dei coltivatori.
Nei dintorni
La piscina naturale (2.1 km)
La MeBo (2.75 km)
Il Versoaln (3.52 km)
La pista per birilli (4.34 km)
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